ana, victoria
e augusta
la vita nella tabanca
Ana è nata in Senegal. Del Casamança, una zona di confine dove dagli anni '80, a più riprese, si è sviluppato un conflitto intestino - ai più sconosciuto - tra i ribelli dell'Abbé Diamacoune e le forze armate senegalesi.
Da un giorno all'altro Ana, mentre era incinta del suo terzo figlio, ha dovuto abbandonare tutto. Oggi di figli ne ha 10 e abita in un piccolo villaggio (in creolo, una tabanca) alle porte di Bula, mezz’ora di auto a nord della capitale.
Ana è la presidentessa dell'Associacao Esperanca para alegria des Mulheres, che, nata nel 2007, riunisce 21 donne e 4 uomini del villaggio. Assieme coltivano ortaggi e frutta, che trasformano in succhi e marmellate.
Oggi, grazie anche alla collaborazione con l'ONG italiana Cope, l'associazione vende i suoi prodotti anche al di fuori della tabanca.
"Sono contenta del fatto che esista l'associazione, perché mi è d'aiuto, in particolare in questo momento, quando, avendo la bimba piccola, non posso lavorare”, dice Augusta, “durante il giorno, allora, mi prendo cura dei bambini degli altri e, in cambio, loro si prendono cura di me".
Come si svolge una giornata tipo in tabanca? Ce la racconta Vittoria...
Vita dura, la vita nella tabanca di Bula. Ma in un porto sicuro, per chi, come Ana, è scappata dalla guerra. E adesso è e si sente guineense a tutti gli effetti. Per lei la Guinendadi non può che essere sinonimo di pace.